Fabrizio Sanna: “Il mio saluto” racconta la fine di una storia che mi ha lasciato tanto.”

Nell’ultima puntata della Hit Chart Top 20, abbiamo avuto nostro ospite Fabrizio Sanna che ci ha presentato il singolo “Il mio saluto”.

Fabrizio Sanna che ci ha raccontato come è nato il suo ultimo lavoro, la sua passione per la musica e il canto e tutti i progetti futuri.

Fabrizio Sanna
Ecco la cover ufficiale del nuovo singolo di Fabrizio Sanna intitolata “Il mio saluto”

Ecco quello che ci ha raccontato Fabrizio Sanna durante l’intervista:

“Siamo in compagnia di Fabrizio Sanna per parlare dell’ultimo singolo “Il mio saluto” uscito il 7 gennaio e che racconta in modo malinconico, di un passato di una relazione finita. Come è nato questo brano e cosa volevi raccontare?”

E’ nato dal racconto di una storia finita che però mi ha lasciato tanto. Ci tenevo a raccontarlo in un modo sia un po’ rassegnato, ovvero è giusto che sia finita; sia con convinzione, ovvero che mi lascio dietro tutto quello che di bello mi ha dato, ma bisogna andare avanti. L’unico modo per raccontare al meglio tutto ciò è la canzone.

“Anche il videoclip rispecchia questa sensazione di solitudine, dove sei protagonista solo tu, tra immagini e rituali che ricordano un tempo andato. Chi ha avuto l’idea del videoclip?”

L’idea nasce da un mio amico carissimo, anche mio allievo, Giacomo Serra che ha avuto questa illuminazione sul video, sulla location e la storia. Tutta la regia del videoclip è stata affidata a Gianni Rettori, un ragazzo sardo anche lui, giovanissimo e che lavora su Roma. Un bel team tutto giovane e tutto sardo. E’ andata bene: è stato divertente anche mettermi in gioco dal punto di vista del video è perché di solito io mi occupo solo del canto. Bella location, abbiamo trovato diversi punti dove strutturare l’idea che abbiamo avuto. Siamo molto soddisfatti e speriamo anche che sia piaciuto a chi l’ha guardato.

“Fin dall’inizio della tua carriera ti sei dedicato per molti anni allo studio del canto e della tecnica. Quanto pensi sia importante avere una buona base tecnica per affrontare questo mondo artistico?”

Io canto fin da bambino e per un gran periodo della mia vita sono stato autodidatta, quindi molto istintivo. Arrivato a un certo punto però, dopo che mi sono trasferito a Roma, ho avuto proprio la necessità di saperne di più, di approfondire quello che magari già un po’ sapevo fare, ma capire meglio come funziona il mezzo vocale. Quindi ho iniziato l’Accademia Professione Voce con Gabriella Scalise e da lì mi si è aperto un mondo.

E’ vero sì che bisogna avere l’istinto e seguire se stessi, però avere una base di consapevolezza tecnica ti aiuta ad affrontare determinate cose e ti dà un valore aggiunto. Io, almeno, ho avuto questa sensazione ed è proprio per questo che poi ho deciso di intraprendere tutto un percorso per imparare ad insegnare canto. Sono già sei, sette anni che lo faccio.

“Ed invece qual è il tuo giudizio sui talent show? Rischiano di ‘rovinare’ i ragazzi che vogliono fare musica e vi partecipano?”

Secondo me rovinare no, nel senso che al massimo non ti danno qualcosa in più rispetto a quello che prima avevi. Purtroppo il talent show ha chiaramente un’arma a doppio taglio: ti dà quella visibilità immediata al momento e poi alla fine dell’esperienza non tutti possono diventare i numeri uno o i primi in classifica. Quindi lì un po’ per dinamica del programma, un po’ per il pubblico a tuo favore o meno, vanno avanti sempre due o tre. Gli altri devono faticare un po’ di più per riuscire a fare musica, a mantenere quella visibilità.

Allo stesso tempo dico che a prescindere è un’esperienza che un artista può fare, non per forza perché ci sono tantissimi modi per fare musica, ma parteciparvi non deve essere per forza negativo. Se non dà il successo che si sperava, si può sempre tornare a fare musica, a produrre i propri brani e adesso abbiamo anche il mondo social che è gigantesco e c’è la possibilità di farsi sentire da un pubblico vastissimo in un attimo. Cosa che fino a vent’anni fa non c’era assolutamente.

“Tornando allo studio, per sei anni hai studiato con Gabriella Scalise, ma anche frequentato corsi con Beppe Vessicchio, Fio Zanotti, Grazia Di Michele e tanti altri. Qual è stato l’insegnamento più importante che hai avuto da loro? C’è stato un suggerimento che ha ‘illuminato’ il tuo modo di fare musica?”

Ce ne sono tantissimi, ma se ne devo proprio sceglierne una sola penso a questo: da ragazzino ascoltavo molta musica, ma uno dei miei idoli del periodo era Francesco Renga e prendevo come una spugna tutto ciò che faceva lui. Quello che mi è stato detto nei vari stage e quando ho iniziato a studiare è stato che dovevo trovare una mia personalità. A maggior ragione che avevo caratteristiche simili vocali a Francesco Renga; dovevo staccarmi il più possibile da quel modello per rendere la mia voce più originale, unica, mia. Ho distrutto un castello per formarne un altro e sono felicissimo di questo.

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