Il 20 gennaio 2020 presso la Casa del Cinema a Roma Ivano De Matteo ha presentato alla stampa, insieme a parte del cast, il suo ultimo lavoro cinematografico “Villetta con ospiti”, che dal 30 gennaio 2020 sarà in tutte le sale cinematografiche.
La vicenda si svolge in una ricca cittadina del nord Italia dove convivono più realtà e che dipingerà ventiquattr’ore di una splendida famiglia borghese, che di giorno ostentano le più nobili virtù in pubblico, tra i tavolini dei bar, durante le feste cittadine, ma che poi di notte scivolano in un lato oscuro, al chiuso di una casa, dove si susseguono meschinità e violenze, dove nessuno è accusabile di nulla anche se, tutti insieme, si macchieranno del peggiore dei peccati.
Diletta Tamanin (Michela Cescon), erede della nobile famiglia Tamanin, produttrice di vino, è sposata con Giorgio (Marco Giallini) e madre di due bambini, che dopo l’organizzazione puntigliosa e precisa della festa del paese, affidatagli da Don Carlo (Vinicio Marchioni), si ritrova da sola nella sua villa con i due figli minorenni e senza il marito, fuori per un convegno.
Spaventata ed impaurita da alcuni rumori sospetti nel cuore della notte, si risveglia dal sonno profondo, complice dei sedativi presi per superare i contrasti con la figlia adolescente e le ansie di un matrimonio ufficiosamente in crisi, prende la pistola e colpisce la persona entrata a casa sua, Adrian (Ioan Tiberiu Dobrica), figlio di Sonja (Cristina Flutur), badante della signora Tamanin (Erica Blanc). Da qui, cosa poter fare? C’è un unico colpevole? O siamo tutti fondamentalmente potenziali ‘personaggi oscuri’?
Su questi temi, compresi la legittima difesa, si dipana il messaggio del nuovo capolavoro di Ivano De Matteo, che ancora una volta ha la capacità di tratteggiare personaggi e vizi umani in modo così reale e senza minimamente puntare il dito contro su una tipologia: “Cosa faresti tu? E’ quello che mi piacerebbe rimanesse nello spettatore (così come accaduto per i precedenti “I nostri ragazzi” e “La bella gente”). Non metterei mai la mano sul fuoco nemmeno su di me o sui miei figli, ma è chiaro che non vorrei mai trovarmi in quella situazione. Se dovessi viverla in prima persona non so come reagirei. Non voglio mai dare un giudizio ma lasciare dei dubbi.”
Nel film quindi ognuno dei personaggi nasconde un lato oscuro nella sua persona, forse l’unica che può essere definita pura totalmente è la cameriera Sonja, che Cristina Flutur interpreta in un modo naturale e viscerale da lasciare senza fiato, merito della bravissima attrice vincitrice della Palma D’Oro a Cannes per “Oltre le colline” di Cristian Mungiu e alla sua prima esperienza in lingua italiana. In tutti gli altri personaggi invece è presente almeno un elemento negativo, che magari rimane silente ai più ma che poi esce con tutta la sua violenza animalesca per cercare la salvezza.
E proprio l’elemento natura è uno degli aspetti del film che mi ha colpito di più, con un continuo parallelismo tra la natura, gli animali e il loro modo di comportarsi, e quello dei protagonisti umani, che poi rivelano la loro natura. Cambia il tempo e cambia l’animo degli stessi personaggi che si trovano ad affrontare una tragedia, dipingendo questo scivolare verso il vortice del mare anche in modo spaziale, dall’esterno solare della festa della cittadina, all’interno notte fonda della Villetta. Ma anche il meschino Commissario Panti, il bravissimo Massimiliano Gallo, alla fine pur nella sua perfidia sembra proteggere Sonja, vomitandole in faccia la cruda realtà e consigliandola forse per il meglio. Ma meglio per chi?
Sono incredibili inoltre i richiami e i rimandi, involontari, presenti nel film con la triste vicenda dell’omicidio di Marco Vannini a Ladispoli: “La vicenda di Ladispoli – spiega De Matteo – è arrivata mentre noi stavamo già scrivendo la sceneggiatura con la mia compagna Valentina Ferlan e scoprire poi a film completato, che alcune delle idee inserite nel film, fossero tristemente vere e accadute realmente in quella terribile vicenda ci ha toccato.”
Un film da non perdere, che fa pensare, così come nella migliore tradizione teatrale della catarsi, che ultimamente il cinema, soprattutto italiano, sembrava aver perso e quindi lunga vita a registi e film coraggiosi che senza voler strafare vanno a scavare e scalfire l’animo umano in tutte le sue sfaccettature.