Ospite della Hit Chart Top 20 un grande amico Stefano Costantini, in arte Costa, che ci ha parlato del suo esordio da solista “Antipodi”, della sua anima sempre in rivoluzione e del coraggio per perseguire la sua “bellezza”.
Oltre alle novità musicali c’è stato spazio anche di ricordare insieme a Costa i momenti con gli Stag e quello che sarà il futuro della sua musica.
Ecco quello che ci ha raccontato Costa:
“Diamo il benvenuto a Stefano Costantini, in arte Costa, amico storico nostro e della Hit Chart. Siamo qui per parlare del tuo debutto da solista “Antipodi”, uscito il 13 novembre. Ti va di raccontarci come è nato il brano?”
E’ il primo brano che io ho scritto appena mi sono trasferito a Milano, nella casa nuova. L’ho scritto in un periodo in cui avevo subito un po’ di rivoluzioni, diciamo, tra cui il cambiamento di città, anche perché andare via da Roma non è mai semplice. E’ stato un periodo in cui avevo iniziato a scrivere delle canzoni tutte mie: solitamente scrivevo solamente pensando agli STAG, in funzione a quello che avremmo fatto con la band, invece in quel momento stavano venendo fuori dei brani più personali, lontani dallo stile del gruppo.
Questo è stato il primo brano anche a livello di testo che mi ha fatto capire che era una cosa che volevo fare io da solo. E’ nato in un momento in cui ho capito questa necessità che stavo avendo e l’ho messa per iscritto, per rappresentarmi al meglio.
“Un brano che nasce in un momento difficile in cui hai sentito il bisogno di tracciare una tua strada. Creare qualcosa di bello. Ma cosa è per Stefano la bellezza?”
Domanda molto difficile. In questo senso la bellezza era la forza e il coraggio di perseguire quello che siamo noi, quello che ognuno ha dentro. Il coraggio di far sì che quello che sentiamo accada. Spesso cerchiamo dei compromessi che ci facciamo da soli per andare più o meno in quella direzione, ma mai in maniera netta. Ho sempre fatto musica nella mia vita, su quello non ci sono mai stati dubbi, però sul come farla l’ho scoperto con il tempo e con la fortuna di aver conosciuto tante persone, aver collaborato con tante persone, fra cui gli Stag e con il tempo questa idea di bellezza è divenuta sempre più tangibile ed è diventata “Antipodi”, per il momento.
““Antipodi” è composto da diversi sound, diversi strumenti e generi che si fondono: dal pop al cantautorato alla sonorità alla Bon Iver; dalla chitarra ai fiati e alle voci e suoni campionati. Questa è una mia curiosità, ma i molteplici strumenti e suoni riflettono la tua interiorità in evoluzione?”
Indubbiamente ho cercato già dal primo singolo di rappresentare al meglio quello che sono io e tutte le sfaccettature che mi rappresentano e fortunatamente sono svariate. Ti risponderei di sì anche perché a parte la chitarra e la voce, ci ho messo la tromba, che poi è il mio strumento principale, ho inserito una serie di influenze che mi sono portato avanti da quando ero piccolo, da quando ho cominciato a scrivere musica o a sognare di musica fino agli ultimi anni.
Ho messo sia quello che ho studiato sia quello che ho ascoltato. Ovviamente nei pezzi futuri questo equilibrio avrà una nuova evoluzione ancora, diciamo che essendo il primo pezzo non è assolutamente un punto d’arrivo, però al momento mi e ci sembrava, insieme al mio produttore Giuliano Vozzella, l’equilibrio più giusto.
“Sei appassionato di arti orientali, nonché allievo di Kung Fu Shaolin, come testimonia anche il video musicale, e vedi nel tuo brano un primo tentativo di Kintsukuroi. Ci puoi spiegare meglio cosa è? Anche perché sembra che tu abbia rubato l’idea a Marco Guazzone…”
In realtà ne abbiamo anche parlato di questa cosa fortuita perché Marco fa un vero e proprio ballo coreografato molto più complesso nella sua storia. Io ho messo in scena delle cose che stavo e sto imparando e poi ci siamo accorti, una volta che anche io avevo chiuso il videoclip, che in realtà erano molto simili, però diciamo che l’idea di partenza non era la mia di copiare lui ovviamente. Lo Shaolin è talmente armonico in questi movimenti che può sembrare una danza. E’ venuta fuori questa somiglianza. Niente era programmato, uscire anche nello stesso periodo, con un video simile, con due percorsi così è stato, a livello di universo, abbastanza particolare.
“Ormai ci conosciamo da tanti anni e abbiamo assistito alla tua maturità artistica, ma quanto Stefano Costantini del passato c’è in Costa?”
C’è tutto lo Stefano Costantini del passato. C’è tutto lo Stefano Costantini che ha vissuto quegli anni, che ha fatto tutta una sua introspezione, che alla fine è diventato Costa, ma in maniera molto naturale. Naturale perché non ho fatto nessun tipo di ragionamento, ma semplicemente ho voluto dosare le idee, la comunicazione e scelto questo nome che non è altro che il mio cognome abbreviato e sono molto fiero di quello che ero e sono stato.
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