Tra gli ospiti dell’ultima puntata della Hit Chart Top 20 c’è stato anche Matteo Costanzo, che ci ha raccontato del suo interessantissimo progetto musicale partito con “Vita”.
Oltre al nuovo singolo, Matteo Costanzo, ci ha parlato delle sue esperienze lavorative con Wrongonyou, Leo Gassmann e Ultimo; dei videoclip live in acustico e del ritorno della musica al lato B come nei Vinili.
Per scoprire cosa ci ha raccontato leggete qui sotto:
“Diamo il benvenuto a Matteo Costanzo, che oggi è qui per parlarci di “Vita” il tuo nuovo singolo uscito il 13 novembre che hai immaginato come una ‘pioggia di vita’ che cancellasse tutto il negativo passato… ci vuoi raccontare meglio?”
Sì, in realtà non è proprio e soltanto il negativo. Ogni esperienza lascia qualcosa, che può essere una cicatrice, ma come anche un aspetto positivo della vita; si viene a creare una sorta di hard disk pieno che va liberato di spazio (sorride). L’ho scritto durante la quarantena e puoi immaginare la voglia che avevo di vivere delle esperienze pure, emozioni nuove… avevo l’entusiasmo e la carica di un bambino!
“In attesa dell’uscita del tuo album, ogni singolo sarà accompagnato da un lato B, come succedeva nei 45 giri di un tempo, che per “Vita” sarà “Preghiera”. Saranno tutte canzoni complementari del singolo? Come mai questa scelta di ritorno un po’ al passato?”
Questa scelta è indetta dal fatto che non tutti i brani hanno la peculiarità di essere o diventare singoli. Spesso il singolo deve essere ad una certa velocità, essere orecchiabile e allo stesso tempo da radio, mentre invece ci sono altri brani della mia musica che rappresentano degli aspetti diversi che volevo comunque mostrare al pubblico. “Preghiera” per esempio è un brano molto intimo ed elettronico, non adatto alla radio ma più alla casa e alla riflessione personale, e volevo dargli la stessa possibilità di uscita che un mercato impone affiancandolo così a “Vita”.
“Altra originalità è quella che ogni singolo che uscirà sarà accompagnato da un video live su youtube registrato durante una sessione con i tuoi musicisti. Una bellissima scelta, soprattutto in questo periodo così drammatico per il live…”
E’ un’idea che ho sempre avuto, perché essenzialmente non sapevo bene come presentarmi se non attraverso la maniera più sincera di come sono io e cosa so fare anche nel videoclip. E’ stupido, per me adesso, creare una sorta di personaggio da mostrare nei video o semplicemente fare il playback della canzone. Avevo la necessità di mostrare chi sono e cosa accade quando suono con la mia band e i miei amici, per far vedere a chi arrivasse sul mio canale YouTube che musica faccio e come la faccio.
Non sono un modello, né faccio altro, e al momento mi sembrava più giusto presentarmi così; non è detto poi che in futuro se avessi una bella idea proporre altro. Un tempo la necessità di mostrare la canzone attraverso un video musicale era più dettata dalle televisioni musicali appunto (ndr. Mtv). Oggi il social per la musica è Spotify, YouTube lo volevo sfruttare per mostrare come la musica viene fatta.
“Noi ci siamo conosciuti tra l’altro intorno a gennaio, sembra un secolo, intervistando Matteo Alieno, uno degli artisti che produci come Wrongonyou, ora in finale per Ama Sanremo, Ultimo e Leo Gassmann vincitore di Sanremo giovani dell’anno scorso. Come scegli chi produrre? Cosa ti deve colpire di un’artista?”
In realtà Matteo Alieno non lo produco proprio, se non per un progetto con Honiro in passato, ma è spesso nel mio studio perché è seguito da Tony Puglia, che segue pure me. In verità non sono io che li scelgo ma sono loro che scelgono me fortunatamente (sorride) in quanto il mio lato produttivo è il mio lavoro primario diciamo, quello con cui banalmente mi pago l’affitto (ride). E’ ovvio poi che i progetti che hanno un certo successo nascono da un’alchimia particolare: è ovvio che vengono stimolato artisticamente dalle persone con cui lavoro e che mi sono vicini attraverso le idee che nascono di volta in volta e che si diversificano da artista ad artista.
“Vorrei tornare un po’ indietro nel tempo, al 25 ottobre 2018. Cosa non funzionò secondo te alla prima puntata di X Factor 12? Se tornassi indietro lo rifaresti?”
Tecnicamente era già il 26 ottobre, dopo la mezzanotte, ovvero il giorno del mio compleanno (ride). Non so se prenderlo come bel regalo di compleanno o no… magari doveva andare proprio così, se avessi continuato poteva andare anche peggio chissà (ride). Tornando indietro lo rifarei comunque perché è stata un’esperienza formativa permettendomi di conoscere Leo, con il quale lavoro ancora e i Red Bricks, ai quali feci una produzione successiva. E’ stato un investimento di crescita personale ma anche dal punto di vista lavorativo perché per caso ho allargato anche le mie conoscenze artistiche.
Non tutti i giorni hai la possibilità di calcare un palco del genere. Essendo una gara comunque ci sta che se perdi un po’ rosichi (ride) perché mi sarebbe piaciuto mostrare altre cose che nella mia vita artistica non posso fare, come mostrare meglio le mie capacità canore e quelle di intrattenimento perché in passato ho fatto pure break dance e mi sarebbe piaciuto sfruttarla in questa occasione cantando tipo The Weeknd o Tiziano Ferro, in vero stile showman, che mi sarebbe divertito fare pur essendo molto lontani dalla mia musica…
“Qualcosa di positivo, anzi più di qualcosa, lo hai portato a casa da X Factor…”
Ma sì. L’importante è la propria musica alla fine. Quanta gente che ha vinto poi adesso fa i soldi con la musica? Forse tre o quattro. Ora non so bene a che edizione di X Factor stiamo, però arrotondiamo a 20; metti 20 di Amici, un’altra decina da The Voice a quest’ora avremmo migliaia di Big nella musica italiana, invece si contano sulle dita di una mano. La tua musica rimane tua così come il tuo percorso; il talent va preso secondo me solo come un’esperienza, poi c’è a chi va bene e a chi va male, ma se vai lì con l’idea che sfondi ed hai successo è da stupidi.
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