In attesa di scoprire tutti gli ospiti della prima puntata di Dicembre, facciamo un salto indietro nella Hit Chart Top 20 a lunedì scorso, dove abbiamo chiacchierato anche con Silvia Cecchini.
Nostra ospite, Silvia Cecchini ci ha parlato del suo ultimo brano “La cattiva abitudine”, della passione per la matematica e del sogno “Sanremo”.
Ecco quello che ci ha raccontato:
“Siamo in compagnia di Silvia Cecchini per parlare del suo ultimo brano “La cattiva abitudine”, uscito il 18 settembre. Ti va di raccontarci come nasce il brano?”
Il brano è stato scritto, testo e musica da Marco Giorgi, che è il direttore dell’etichetta artistica che mi segue. Collaboriamo da diversi anni, a volte i brani li scrivo io, a volte lui, essendo autore, mi propone delle idee e chiaramente se mi ci trovo le canto volentieri. Il brano parla di un argomento in cui siamo passati tutti, soprattutto le donne, anche gli uomini, ma tendenzialmente le donne si innamorano degli uomini che le fanno stare male.
Questa cosa per me, per fortuna, è passata però mi è capitato di viverla. Sono storie che non portano fondamentalmente niente di buono perché poi non si crea niente di duraturo. Molto spesso oggi ci si incastra in queste dinamiche e non ci si riesce a uscirne. Le sonorità però sono dance, leggere, da hit estiva.
“Nel brano racconti una storia piuttosto comune, soprattutto per le donne, ovvero il cercare l’attenzione, inseguire una persona nonostante non ricambi il sentimento e, di conseguenza, soffrire. E’ una storia autobiografica? E, secondo te, l’esperienza, l’errore, l’aver sofferto in amore può cambiarci o no?”
Ma sicuramente si. Poi, secondo me, sta sempre alla persona capire se cambiare in meglio o in peggio. Un po’ come tutto quello che ci capita perché poi c’è la persona che diventa cinica, ma anche quello è sbagliato perché comunque se una cosa in quel momento l’hai fatta è perché ti andava di farla, nel bene e nel male. Dipende da come la persona la vive: se una persona è equilibrata, è una persona che si sa in qualche modo anche ascoltare e capire, sicuramente fa crescere. Se una persona è fragile, una grossa batosta in amore può essere un problema perché la può far chiudere totalmente verso il prossimo.
“Il brano, scritto e arrangiato da Marco Giorgi, come annunciavi prima, e nonostante sia triste e malinconico, ha un sound leggero, fresco e orecchiabile. Come nasce la collaborazione e quali sono state le tue influenze musicali?”
E’ stato un caso perché io volevo imparare a scrivere dei brani. E’ una cosa che avrei sempre voluto fare. Studio canto e musica da dodici anni è una cosa che mi è sempre piaciuta e ho cercato di perfezionarmi in tante cose: ho provato musical, solfeggio, tecnica vocale, interpretazione, però sentivo che avevo voglia di fare musica mia perché dopo tutte queste esperienze uno ruba quello che può rubare, ma ad un certo punto vuoi trovare la tua di strada. Ho voluto provare a iscrivermi a un corso di ‘songwriting’, Marco era il docente, quindi ci siamo conosciuti lì. Io ero già matura a livello vocale, quindi ho iniziato a capire le strutture, più che altro musicali.
Scrivere i brani è una cosa soggettiva, che parte da un’idea, ma serve qualcuno che ti riordini un po’ le idee, come nel mio caso; ovvero capire da cosa partire, come fare. Ognuno personalizza la propria esperienza, però per quello che mi riguarda Marco è stato illuminante. Da lì è partito un rapporto di grande stima reciproca perché io poi sono una persona molto precisa, onesta, mi piace dare il meglio di quello che posso dare. Abbiamo deciso di iniziare a lavorare insieme, Marco è una persona estremamente affidabile, mi sono trovata benissimo, stiamo portando avanti un progetto importante.
Con la situazione attuale abbiamo dovuto cambiare un po’ i piani, ma va bene così. L’importante adesso è uscirne, a star bene tutti e non fermarsi perché comunque l’umore è fondamentale in questo momento. Stiamo pensando di far uscire un singolo alla volta per creare un rapporto continuo con le persone che mi seguono e da essere attivi il più possibile sui social.
“Non solo la passione per la musica, ma anche per la matematica. Infatti sei laureata in ingegneria informatica e dell’automazione e stai continuando gli studi di specializzazione in ingegneria. Visto che te la cavi abbastanza bene con i calcoli, quando è stato il momento preciso in cui hai capito che volevi intraprendere la strada artista musicale?”
La musica è venuta prima della matematica; c’è sempre stata, sin da bambina. La passione musicale si alimenta con la crescita, ma in parte deve essere innata. Il mio babbo mi ha aiutato tantissimo nella matematica da piccola perché mi ha insegnato a dare attenzione alle cose e pian piano sono diventata brava, facendo aumentare la mia autostima. Ho scelto il liceo linguistico per imparare le lingue, ma poi ho cambiato i piani scegliendo ingegneria informatica di cui mi mancano tre esami alla fine della specialistica. Mi prendo la seconda laurea e poi diciamo che questo sarà il piano B.
“Hai partecipato e sei arrivata finalista ad Area Sanremo nel 2017. Cosa ricordi di quella esperienza? Stai seguendo quello di questo anno? Ti piacerebbe partecipare di nuovo e sperare di calcare il palco di Sanremo?”
Nel 2017 io ho fatto Area Sanremo e, con mia grande sorpresa, ero arrivata alla finale. Non sono poi riuscita ad entrare negli otto, ma per me è stata una sorpresa enorme perché comunque capisco che è un ambiente complicato; capisco che le persone che arrivano alla fine sono sempre persone preparate e quindi sempre più complicato. E’ stata una grandissima soddisfazione e un’esperienza bellissima perché Area Sanremo è il percorso riservato a chi non ha le etichette discografiche.
Nel 2017 io non avevo ancora firmato il contratto con Marco e quindi ho intrapreso quella via. Io quest’anno non ho avuto modo di vederlo perché lo danno in seconda serata e faccio un po’ fatica a seguirlo a quell’orario. So di una ragazza che è la corista di Diodato (ndr. Greta Zuccoli), la seguo un po’, ma per il resto non ho seguito molto. Sanremo lo proverò fino allo sfinimento.
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