Nell’ultima puntata del mese di Novembre della Hit Chart Top 20, abbiamo avuto ospite telefonico anche Luca Breuza che ci ha presentato il suo singolo “Che ne sanno le stelle”.
Oltre a raccontarci del suo brano, Luca Breuza ci ha parlato della sua carriera musicale, dagli esordi alla gavetta in pianobar e feste di matrimonio fino alla partecipazione ai festival e talent show. Come proseguirà la sua carriera?
Ecco quello che ci ha raccontato Luca Breuza durante la nostra intervista:
“E’ uscito il 8 novembre il nuovo singolo di Luca Breuza, “Che ne sanno le stelle”, che è anche la prima traccia del tuo nuovo EP “Non è follia”, uscito a giugno. Ci racconti meglio di questo brano?”
L’arrivo di questo brano è stato molto singolare: ho avuto la possibilità di lavorare con Luca Sala, autore nel 2012 del brano “Non è l’inferno” che permise ad Emma di vincere il Sanremo di quell’anno. Ho ricevuto la demo e stavo in macchina con i miei genitori; ascoltando subito il brano ho notato che era perfettamente nelle mie corde come si suol dire: rispettava le mie dinamiche, il testo, l’arrangiamento e me ne sono innamorato come un colpo di fulmine e per questo è diventata anche la prima traccia.
L’ho interpretato con tutto il mio vissuto ed è stato bello immedesimarsi anche nella penna di un altro. I brani che ascoltiamo e ci arrivano alla fine sono come dei vestiti: vanno adattati al proprio corpo e al proprio vissuto così proprio come le canzoni.
“Il titolo dell’EP è appunto “Non è follia”, composto da 6 brani inediti, nato e completato proprio durante il primo lockdown. Come hai scelto i brani da inserire e qual è il filo conduttore di tutto il lavoro?”
“Che ne sanno le stelle” e “Non è follia” sono arrivati dopo, quando avevamo completato l’EP, completati e lavorati durante il lockdown; mentre “Liberi”, “Mille Oceani”, “Fenice” e “Unici eroi” erano già pronti ma chiusi in un cassetto. Grazie alla pandemia ho voluto portarli alla luce ed ho lavorato a questo EP decidendo che fosse il momento giusto per tutti.
Non è stato difficile scegliere la tracklist finale, perché ho cercato di dare una conseguenza ai brani con una giusta logica: si parte con “Che ne sanno le stelle”, con un amore passionale e senza freni ma con la maturità che se quest’amore dovesse finire si avanti per la propria strada senza rancore.
“Liberi” parla invece dell’amore in generale con tutte le sue sfaccettature; poi “Non è follia”, che dà anche titolo all’EP per poi passare a “Mille oceani” che forse è il più autobiografico, per arrivare a “Fenice” che rappresenta la rinascita dopo l’inadeguatezza del brano precedente nel quale uno ha dato tutto se stesso in una relazione ed ha bisogno di risorgere come una fenice. Ed infine la chicca finale “Unici eroi” che è la mia personalissima dedica ai miei genitori, per ringraziarli di tutto il supporto e della sopportazione che hanno di me.
“Inoltre nella tua carriera c’è tantissima gavetta: dall’esibirsi nei pianobar di ristoranti e alberghi al suonare a feste e matrimoni. Quanto è importante secondo te questo tipo di esperienza per formare un artista?”
Credo che questo tipo di gavetta sia quello che ti forma di più. Ho iniziato appena terminate le scuole a cantare in matrimoni e cerimonie, da giovanissimo, e ti ritrovi con un pubblico ristretto ma molto variegato perché trovi il ragazzino o la ragazzina ma anche il nonno e le persone più grande. Lì devi riuscire a trovare i brani più idonei che possano colpire e piacere a questo pubblico trasversale per rendere contenti un po’ tutti, come succede al pianobar di un hotel.
Sappiamo benissimo che ai concerti di Alessandra Amoroso, Tiziano Ferro e Laura Pausini, hanno il loro target ben preciso, con la gente che va appositamente per loro. Nelle situazioni citate invece devi in qualche modo “prostrarti” ad assecondare il gusto di questa moltitudine di persone, per far sì che non se ne vadano e abbiano la voglia di ascoltarti. E’ una palestra molto funzionale secondo me, dove ci si mette in gioco.
“Hai partecipato anche a tanti provini per Festival e talent tra cui Castrocaro e X Factor. Qual è il tuo giudizio su questa forma di fare musica invece?”
Ad oggi tutto quello che è talent, che è televisione ha una marcia in più, perché in brevissimo tempo si ha un bacino di utenza immenso, con la possibilità di emergere velocemente. Tirando però le somme, vedendo chi è realmente rimasto e chi no ti fa vedere che non basta la fama immediata, ma chi continua ancora adesso ad essere nell’ambiente musicale ci ha creduto di più, rispetto a chi si è adagiato sugli allori o non è stato seguito dalle persone giuste.
Se uno vuole fare musica ed emergere bisogna continuare a fare ed insistere perché quando arriverà il tuo momento potrai raccogliere i frutti, vedi a distanza di anni i Maneskin per esempio che anni fa arrivarono secondi e oggi sono delle super star mondiali senza aggiungere altro; partendo dal cantare in strada a a Roma.
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