Gli ascolti hanno più che premiato la prima serata di Sanremo 2020 e così Fiorello è costretto a mantenere la sua parola: scende le scale come Maria De Filippi spaventato più che altro del fatto che il vero problema sarà “Techetechetè… perché rimarrà negli archivi”.
Ma il vero coup de theatre è Maria De Filippi che chiama al cellulare di Fiorello che la mette in onda. Queen Mary quindi conduce Sanremo anche dalla distanza e il gemellaggio con Mediaset continua. Il primo fuori programma è servito.
Fiorello e Amadeus insieme funzionano e rompono la liturgia sanremese pur rispettandolo: giocano e scherzano, si arrabbiano tra di loro come se fossero nelle prove
Si parte quindi con la gara delle nuove proposte inaugurata dalla sfida Gabriella Martinelli e Lula che portano il tema delicato dell’Ilva di Taranto con “Il gigante d’acciaio”, contro Fasma e la sua rock/pop/rap “Per sentirmi vivo” che già dal bridge si carica per poi esplodere nel ritornello. Vince Fasma con il 51%.
Nella seconda sfida Marco Sentieri si scontra con Matteo Faustini e seppure il brano di Faustini fosse più melodico e con un’apertura importante nel ritornello, con il 52% il messaggio contro il bullismo di “Billy Blu” batte il romanticismo di “Nel bene e nel male”. Prima di iniziare la gara Amadeus, veramente emozionato, introduce Carlotta Mantovan, moglie di Fabrizio Frizzi, nel giorno del suo compleanno commentando che “se fosse stato in vita la 70° edizione di Sanremo l’avrebbe condotta lui”.
Questa volta è poi Fiorello a scendere le scale dell’Ariston come ha fatto Amadeus la prima sera continuando a scherzare con l’amico Amedeo: “Vai con il PD, che hanno bisogno di uno come te che fa il 52%. Io mi metto in mezzo tra i Ricchi e Poveri e faccio il reddito di cittadinanza.” Questa versione nella quale Sanremo prende in giro Sanremo mi piace e bisogna ringraziare Fiorello con “La classica canzone di Sanremo” e quindi anche Amadeus che è l’unico ad essere riuscito a convincere Fiorello ad esserci ogni sera.
Finalmente, oltre le 22 inizia la gara dei Big con Piero Pelù che a metà tra il Balenese e una sigla di Dragonball si muove per tutto l’Ariston arrivando anche quasi a dare quasi una testata ad uno spettatore con “Gigante”. Elettra Lamborghini stupisce perché non è lei ad autocitarsi con “Elettra, Elettra Lamborghini”, affidata ai coristi, ma la canzone è veramente nulla: non ha nemmeno la potenza trash di un brano di Cristiano Malgioglio, o della stessa “Pem Pem”, se non per quel piccolo momento di twerking prima della fine per ricordare alla gente che, pur avendo il look di Achille Lauro, è un’altra cosa; “Musica (e il resto scompare)”.
Arriva il primo momento non previsto in scaletta: Djokovic dalla platea viene chiamato da Fiorello per una cantata (perché tutti cantano Sanremo… cit) e per un set a tennis sul palco dell’Ariston. Ritorniamo alla gara con Enrico Nigiotti ma “Baciami adesso” è ben lontana dalla magia e la bellezza di “Nonno Hollywood” e non basta una schitarrata. Arriva poi Sabrina Salerno che sprizza energia, sensualità e forse altro, da tutti i pori risultando la più giusta scelta femminile di tutte le serate, anche se per un momento ho dubitato che fosse Katia Follesa che imitasse la Salerno.
Levante è la prima bella canzone della serata: la cantante siciliana porta il suo stile e la sua cifra senza snaturarsi, risultando convincente; a cui seguono i Pinguini Tattici Nucleari che divertono con semplicità nella loro “Ringo Starr” a mio avviso superiore a Lo Stato Sociale.
I momenti più emozionanti e toccanti sono la combo Massimo Ranieri e Tiziano Ferro nel duetto di “Perdere l’amore”, Tosca che presenta in gara la classe e l’eleganza in “Ho amato tutto” e la toccante canzone e monologo successivo sulla SLA di Paolo Palumbo con “Io sono Paolo”.
Da scaletta arriva la reunion degli ABBA nostrani, i Ricchi e Poveri che fanno tornare il sorriso, dopo la parentesi più seria, con le loro super hit in un tributo che prende una buona mezz’ora, seguito dai quindici/venti minuti di Zucchero: bellissimi momenti, grandi ospiti ma forse inserirli entrambi nella stessa serata ha portato ad uno sforo della scaletta di livelli disumani. Siamo oltre la seconda serata e ancora devono cantare cinque artisti e per nulla stanco fa il suo ritorno all’Ariston, Francesco Gabbani che ha vinto ad ogni partecipazione e che no sbaglia affatto nemmeno con la più delicata “Viceversa”: sa scrivere e creare musica e la sua penna inconfondibile si sente.
Proseguiamo con Paolo Jannacci e “Voglio parlarti adesso”, che risulta troppo sottotono rispetto al potenziale jazzistico che poteva regalare al Festival, mentre l’inconfondibile stile di Dardust si sente nella produzione di “Eden” di Rancore che risulta uno dei brani più forti in gara con un finale teatrale ad effetto.
Tornano Massimo Ranieri, con un inedito scarso, e pure Tiziano Ferro con un super medley dei suoi successi… giusto perché eravamo in anticipo questa sera: “Arriverà la fine, ma non sarà la fine” canta Tiziano Ferro che rimprovera Amadeus anche di essere ancora in diretta oltre l’una di notte con ancora Junior Cally, Giordana Angi e Michele Zarrillo che devono esibirsi.
Tra i tre, Michele Zarrillo diventa la mia guilty pleasure con “Nell’estasi o nel fango”, mentre sono costretto a bocciare anche Giordana Angi con un’infarcitura di banalità la canzone “Come mia madre”; il “No grazie” di Junior Cally invece ha un testo interessante per metafore anche se la canzone bisognerà vedere se riuscirà a fare centro nonostante tutte le polemiche.
In tutto questo allungarsi a dismisura con quasi un Big presentato direttamente a “La vita in diretta” da Lorella Cuccarini, i due monologhi delle due giornaliste Emma D’Aquino e Laura Chimenti risultano fuori luogo, superflui e poco utili al racconto narrativo. Spazio giocato malissimo per loro, come la prima sera per Diletta Leotta e Rula Jebral, che nonostante i tentativi non riescono proprio ad eliminare il ‘meccanismo Tg1 in 60 secondi’ insito in loro.
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