Spicci, ospite della puntata settimanale della Hit Chart Top 20, ha presentato il suo singolo d’esordio “Caffè amaro” e svelato il retroscena ‘tragicomico’ sul suo nome d’arte.
Oltre ad averci parlato della nascita originale del suo nome d’arte e del primo singolo, Spicci ci ha anche raccontato come è nata la passione per la musica, quali sono le sue influenze musicali e tutti i progetti futuri.
Ecco quello che ci ha raccontato Spicci:
“Siamo in compagnia di Spicci per parlare del suo singolo d’esordio “Caffè amaro”, uscito il 9 aprile. Come è nato il brano?”
Il brano “Caffè amaro” nasce dal frutto di un’immaginazione: il caffè è il punto principale della canzone e ho paragonato l’amore al caffè amaro: un amore che lascia l’amaro in bocca, un amore forte, ma non tanto da poter proseguire. Un amore impossibile.
“Il tuo brano ci fa entrare nel mondo indie pop di venature agrodolce e tra l’altro sei giovanissimo, classe 2000. Quali sono state le tue influenze musicali e come ti sei avvicinato al mondo della musica?”
Mi sono avvicinato al mondo della musica da piccolissimo. Ho sempre ascoltato e vissuto di musica, ma l’avvicinamento forte e decisivo è stato grazie al pianoforte che mia mamma suonava quando era piccolo e che ho tutt’ora in casa. Per curiosità, mi sono avvicinato come fanno i bambini piccoli quando si avvicinano ai primi giochi. Ho iniziato a suonarlo, così come ho fatto anche con la chitarra iniziando da subito a strimpellarla. Il tutto unito al fatto che poi canticchiavo tutte le canzoni che ascoltavo.
Il primissimo mito per me e lo è tutt’ora, è Pino Daniele. E’ della mia terra ed è un punto di riferimento ancora di più per una questione umana che musicale. Musicalmente faccio un genere molto diverso da quello di Pino Daniele, però nella scrittura, nei testi, nei messaggi cerco di ispirarmi a lui, ricreando un po’ quell’atmosfera di amore per la musica.
“Il tuo nome d’arte Spicci nasce in ricordo di un episodio un po’ “traumatico. Ti va di raccontarcelo?”
Quando ero piccolo, a 8-9 anni mi divertivo a fare dei trucchi di magia perché volevo sorprendere tutti. Una volta mi capitò di lanciare una monetina, nello specifico una dura di cartone del Monopoli: il trucco consisteva nel coprire la mano; la monetina la acchiappavi con la bocca, ma senza che finisse dentro ovviamente. Purtroppo il caso volle che finì bloccata in gola. Se sono qui comunque vuol dire che alla fine è andato tutto bene (ride)… L’evento però ovviamente mi causò un grande trauma che mi ha portato ad essere ipocondriaco, rimanendolo tutt’ora. Però mi ha portato ad essere anche molto sensibile e ad apprezzare tanto la vita.
“Per il futuro, ahimè così incerto ancora, come lo stai affrontando a livello musicale? Stai già lavorando ad un album vero e proprio? Quanto dovremmo aspettare?”
Sono costantemente a lavoro con Believe e Le Siepi Dischi con le quali collaboro, che mi invitano sempre a scrivere e comporre. Lo faccio continuamente, senza fermarmi mai perché pretendono anche molto. Sto immaginando grazie a tutto quello che mi circonda. Inoltre sto anche continuando il mio percorso al conservatorio: sono al primo anno di canto pop e pianoforte; quindi vuoi o non vuoi la musica non è solo passione per me, ma anche tanto lavoro.
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