È uscito “Hybrido”, il nuovo album di Claire Audrin, l’artista italiana già inserita da Spotify nelle playlist Equal e Scuola Indie.
Claire Audrin, che “suonava gli oggetti”, tra web, strade di Londra e grandi palchi, torna con un secondo album cosmopolita fluido e contemporaneo. Prodotto da Alberto Salini per Giallo Ocra, “Hybrido” è un album cosmopolita, fluido, contemporaneo, un incrocio di tecniche e stili, di sensazioni, pensieri e energie, attraverso 8 brani e una bonus track.
Ecco quello che ci ha raccontato Claire Audrin riguardo il suo ultimo album durante l’intervista:
“A chi si rivolge in primis “Hybrido?”
“Hybrido” è una raccolta di esperienze e situazioni che ho vissuto negli ultimi anni. Solitamente scrivo per me stessa, uso spesso le mie canzoni come terapia: per mettere a fuoco un problema, sviscerarlo e superarlo. Spero che anche chi ascolta possa trovare nelle mie parole un consiglio o anche soltanto un conforto.
“Sei entrata nelle playlist Spotify “Equal” e “Scuola Indie”. Quanto è importante questo traguardo?”
È un traguardo molto importante, perché sono playlist editoriali e quindi il pubblico è reale: sono stata molto contenta perché mi ha aiutata ad arrivare a più persone. Le playlist oggi sono una vetrina e sono fondamentali per un artista. Sono onorata specialmente di essere entrata nella playlist Equal, una playlist tutta al femminile, con il mio singolo “Sospesa”, un brano che ha come tematica un rapporto nocivo che ho avuto nella mia vita dal quale poi sono riuscita a liberarmi reagendo.
“Nel 2016 hai aperto un canale Youtube per esprimere la musica attraverso le cover. Cosa ti senti di dire alle giovani artiste che non hanno ancora trovato il coraggio di essere sé stesse? Consiglieresti lo stesso percorso?”
Il web lo consiglio assolutamente a tutti, perché è un modo per esprimersi e magari farsi notare. Molti artisti oggi famosi hanno fatto un percorso sul web, sicuramente non è semplice emergere perché il web è aperto a tutti ed è veramente pieno di contenuti di ogni genere, però penso che se una persona ha del talento, è particolare ed è molto costante nella pubblicazione di contenuti, probabilmente ne trarrà dei benefici.
““D-Dance” racconta delle ferite lasciate da una storia finita. In che modo si ritrova l’energia per esprimersi con la musica dopo un’esperienza negativa?”
Come dicevo prima, per me le canzoni spesso funzionano da terapia. Diciamo che dopo una brutta esperienza la voglia di fare e l’energia non sono molte, però scrivere è uno sfogo e buttare fuori tutto ciò che è negativo mi fa sentire molto meglio. Scrivere una canzone è come fare una corsa.
“Nella versione acustica di “D-Dance” cambiano le sonorità con un tocco più dolce. Si può, grazie alla musica, mantenendo lo stesso testo, trasmettere sensazioni diverse?”
Assolutamente si. “D-Dance” nella versione originale arrangiata è più energica mentre nella versione acustica il testo si sposa meglio con il mood della musica. Però prima di creare la versione più intima, il mio obiettivo era proprio quello di scrivere un brano nel quale il testo in questo caso malinconico si contrapponesse al mood della parte musicale.
“D-Dance” sembra un brano spensierato ma in realtà parla della fine di una storia importante e delle paranoie che nascono quando l’altra persona inizia una nuova vita diventando un estraneo. Il fatto che testo e musica siano opposti mi ricorda un po’ quelle scene dei film nelle quali c’è un evento terribile e la colonna sonora è allegra: quella contrapposizione mi scatena un’emozione forte.
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