Nell’ultima puntata del 2022 della Hit Chart Top 20 è stata nostra ospite MVR che ci ha presentato il suo ultimo singolo “dalle guance in giù”.
MVR ci ha raccontato non solo come è nato il suo ultimo disco, ma anche della sua passione per la musica, per lo scrivere i testi e di tutti i suoi progetti futuri.
Ecco quello che ci ha raccontato MVR durante l’intervista:
“Siamo in compagnia di MVR che ci presenta il suo nuovo singolo “dalle guance in giù”, uscito il 25 novembre nella quale prendi consapevolezza di guardare una persona che ormai appartiene al tuo passato e di cui non devi più preoccuparti di asciugarle le lacrime in sostanza. Ci parli meglio di questo brano?”
In realtà tutti i miei brani nascono allo stesso modo: io che piango, poi scrivo il pezzo e un po’ mi prende bene; ma solo un po’ però, non esageriamo. Ho la fortuna di poterne fare qualcosa di bello e più o meno ci provo o quanto meno è un modo per esorcizzare la situazione. Anche per “dalle guance in giù” è successa la stessa cosa.
“Parliamo subito anche del tuo nome d’arte MVR, da cosa deriva? E come hai scelto di intraprendere la carriera musicale per sfogare la malinconia del disagio, che però dici appunto non essere tristezza?”
Il mio nome d’arte in realtà è il codice fiscale. Sono le tre lettere che si riferiscono al mio nome perché in realtà io mi chiamo Maria Virginia. E’ nato come un gioco con un mio amico delle medie e poi l’ho portato avanti. Su Instagram mi sono sempre chiamata con il BSCMVR che è proprio l’inizio del codice fiscale e poi ho pensato che “suonasse bene” e me lo sono tenuto.
In qualche modo dovevo sfogare. L’unica cosa che più o meno so fare è cantare. Quindi poi sin da quando ero piccola ho iniziato a scrivere e ho notato che questa cosa mi aiutava molto. Così ho continuato, ho studiato e ne ho fatto, più o meno, la mia professione.
“Cosa ci puoi anticipare a riguardo del tuo primo EP “feste per i vivi”? Quale sarà il mood al suo interno? C’è già una data di uscita?”
Non c’è ancora una data d’uscita; uscirà un altro singolo a Gennaio dal titolo molto felice: “Funerale”. E’ nato dal funerale di mia nonna e da una considerazione che ho fatto con mia mamma in cui dicevo che il funerale è per i vivi, i morti non se ne fregano nulla. E’ nato così tutto il concept; ho scritto altre canzoni, e poi mi ero da poco trasferita a Milano, che per me è una realtà assurda e avevo un sacco da metabolizzare. E ho deciso di sfogarlo così.
“Hai avuto modo di seguire la finale di Sanremo Giovani? Cosa ne pensi dei ragazzi che sono passati? E del cast dei Big?”
Io l’ho seguita poco, in realtà. L’ho vista il giorno dopo su Rai Play. C’erano delle canzoni molto belle come quella di Giuse The Lizia, che è molto figo. Il brano di Olly mi è piaciuto molto, come quello di gIANMARIA. Sanremo è sempre un ‘mi piace, non mi piace, lo seguo, non lo seguo’. Ho iniziato a seguirlo veramente quando ho iniziato a fare musica, prima non me ne fregava molto. C’erano davvero tanti giovani interessanti quest’anno. Per i Big i Cugini di Campagna tutta la vita, avrei preferito i Jalisse, però… Sarà la svolta, non vedo l’ora.
“Studiando all’House of Europe hai potuto conoscere artisti, compositori e musicisti da tutte le parti d’Europa. Quali sono le differenze secondo te con il resto delle nazioni? In cosa siamo più forti noi e in cosa all’estero?”
L’Italia è la patria di mille cantautori fichissimi, quindi sicuramente a livello testuale, noi siamo molto forti, però c’è meno sperimentazione. C’è meno melting pot di culture che collaborano fra di loro. Belli i testi in Italia, ma musicalmente pecchiamo un po’. Per esempio in Olanda c’erano un sacco di artisti fichissimi che erano super contaminati da culture diverse. Era molto più aperta la situazione ed è stato davvero molto bello. Io se ascolto un testo, è soltanto per il testo, quindi sono una grande fan dell’Italia sempre, ma pecchiamo un po’ a livello musicale, secondo me.
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