Nell’ultima puntata della Hit Chart Top 20 abbiamo conosciuto Forse Danzica che ci ha presentato il suo nuovo singolo “Noir”.
Forse Danzica ci ha raccontato di come è nato il suo nuovo singolo, delle sue influenze musicali, del suo nome d’arte e di tutti i progetti futuri.
Ecco quello che Forse Danzica ci ha raccontato durante l’intervista:
“Siamo in compagnia di Forse Danzica per parlare del suo nuovo singolo “Noir” uscito il 13 gennaio. Un brano dedicato a tutti quelli che almeno una volta si sono sentiti immersi nel sentimento dello “spleen”. Ti va di raccontarci meglio come è nato il brano?”
Il realtà il brano è nato da un vecchio giro di basso, una cosa che avevo negli archivi. Abbiamo iniziato a spulciare io e Marco, il ragazzo con cui ho scritto il pezzo, ci abbiamo cantato sopra e pian piano l’abbiamo costruita. Era anche un periodo in cui mi andava di parlare di certe cose ed è uscito così “Noir”.
“Il brano oltre a parlare di spleen, noia, nevrosi, angoscia, è anche una di richiesta di comprensione e di compassione. “Un’ idea claustrofobica di una stanza opprimente e angosciante, da dove vorresti scappare”. Che consiglio daresti per uscire da questa sensazione a chi si sente così?”
Non sono proprio un grande esempio di come si esca da queste situazioni perché tendo a gestirle in maniera abbastanza disfunzionale. In generale io posso dire quello che non è il caso di fare ovvero cercare compassione perché è il modo migliore per essere, oltre a un peso per se stessi, un peso per gli altri. Una cosa che detesto è quando mi faccio tenerezza. La cosa migliore è sforzarsi nel fare delle cose, essere un po’ indulgenti quando non si hanno le energie e le forze.
“Il brano è electro-pop dalle venature post-punk, ma quali sono state le tue influenze musicali e come nasce il tuo nome d’arte?”
Sono un tipo abbastanza curioso e ascolto tante cose, quindi faccio un po’ fatica a rintracciare quali sono le mie influenze, quelle più dirette. Di sicuro i gruppi e la musica che mi porto dietro da più tempo è tutto il giro new wave: non l’ascolto molto in questo periodo, ma è quello che porto con me da più anni. Il mio nome d’arte è nato quando io e Marco siamo andati in vacanza a Danzica con i nostri amici qualche anno fa.
In uno degli appartamenti che avevamo affittato c’era un pianoforte e io avevo fatto sentire, per la prima volta a Marco, uno dei pezzi che poi sono usciti come Forse Danzica. Dopo un po’ di mesi, eravamo in studio e ho chiesto a Marco se si ricordasse quando esattamente abbiamo iniziato a fare cose insieme e lui mi ha risposto forse a Danzica. E’ nato così.
“Classe 1997, sei giovanissimo. Che rapporto hai con i social? Li usi? Possono essere d’aiuto per chi vuole fare musica?”
Sono uno strumento sicuramente ed è una delle parti che cerco di delegare il più possibile, devo essere sincero. E’ il primo veicolo, soprattutto di un lato più estetico, una parte su cui sto investendo molto. Ho una collaborazione molto bella con Studio Cemento, una realtà di Milano, che si occupa di tutta la parte art direction, quindi ci tengo che sia molto curata, ed è molto bello.
Sono sicuramente un biglietto da visita; poi con il social in generale io non ho un buonissimo rapporto, sono abbastanza ansiogeni. Sei messo a confronto e, involontariamente, in competizione con le vite degli altri. Cerco di averci un rapporto sano e faccio un po’ fatica certe volte, però per un progetto musicale è un modo per raccontare qualcosa.
“Si è concluso da poco il Festival di Sanremo. L’hai seguito?”
Si l’ho seguito. Sono contento che abbiamo vinto Mahmood e Blanco. A me piaceva Giovanni Truppi, simpatizzavo senza troppe aspettative. Dei tre in lizza per la vittoria tifavo Elisa, perché ho una crush per lei da un po’ di anni. Ha fatto un pezzo che si chiama come uno dei suoi brani quindi ero molto contento.
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