Monia: “La popolarità non fa schifo a nessuno, però non dovrebbe essere il fine unico se dietro non c’è consapevolezza e un messaggio”

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Nell’ultima puntata della Hit Chart Top 20 abbiamo avuto il piacere di ospitare Monia, cantautrice sanremese, che ci ha presentato il suo singolo “Dakar”.

Oltre a raccontarci di come sia nato il brano, con Monia abbiamo parlato della sua carriera musicale, delle sue esperienze sanremesi tra i giovani e tra i Big con Povia e dei tre ingredienti fondamentali richiesti ad un artista.

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Ecco la cover ufficiale del singolo di Monia “Dakar”

Ecco quello che ci ha raccontato Monia nell’intervista:

“E’ uscito il 5 novembre il nuovo singolo di Monia intitolato “Dakar” nel quale tra influenze pop e R’n’B, insieme all’elettronica si può intravedere un nuovo inizio o anche un ritorno. Ci racconti meglio come è nato il brano?”

Sì, assolutamente sì. All’interno del brano ho voluto raccontare un pezzo di vita comune: un desiderio mancato per colpa nostra o per una situazione particolare; una sorta di “Sliding Doors”. La vita ti mette davanti ad un bivio, mettendoti davanti a delle scelte, che molto spesso ci fa scegliere quella che realmente avremmo voluto scegliere, ma altre volte accade il contrario. Con “Dakar” vado proprio a raccontare questo viaggio mentale, lasciando però la massima libertà all’ascoltatore di scegliere quella strada piuttosto che un’altra.

“Anche il videoclip ufficiale non racconta una storia ben precisa, permettendo libertà di interpretazione a chi lo guarda. Com’è stato girare “Dakar” nella sala da ballo Le Roi?”

L’interpretazione che il regista, Ivan Cazzola, ha voluto dare del brano è a dir poco azzeccata e la location ancora di più, perché come hai detto, il videoclip è stato girato all’interno di questa sala da ballo, Le Roi, molto famosa di Torino, con gli interni disegnati dall’architetto Carlo Molino, nella quale si sono esibiti negli anni tutte le stelle della musica italiana: Mina, Massimo Ranieri, Lucio Dalla, Giorgio Gaber e tantissimi altri.

Girarlo lì è stata un’emozione bellissima: non la conoscevo dal vivo, ma ne avevo sentito sempre parlare appunto, ma sono riuscita a godermela ancora di più interamente e per questo ringrazio anche Toni Campa, responsabile di Le Roi per averci concesso di girare all’interno di questo prezioso gioiello italiano.

“Sei una Sanremese d’oc ed hai partecipato tra i giovani nel 2006 e successivamente accompagnando Povia nel 2009 e 2010. Che ricordo hai di quei Festival? Ti piacerebbe tornarci nuovamente in gara?”

Le emozioni sono state tantissime ma tutte diverse. Nella prima tra i giovani avevo 17 anni, quindi ho vissuto tutto con tanta spensieratezza ed un pizzico di ingenuità facendomi vivere la situazione forse un po’ tra le nuvole; mi sembrava normale nonostante tutto, anche perché all’Ariston io andavo a vederci i film, essendo sala cinematografica e quindi l’ho vissuta in maniera un po’ paradossale.

Tornandoci poi invece con Povia nei Big, l’esperienza è stata ancora diversa: anche se non ero la ‘leader’ della situazione, e la cosa mi ha fatto vivere tutto il dietro le quinte in maniera più rilassata, non nego che avere anche il piccolo speciale che chiudeva il pezzo mi metteva un po’ di pressione se avessi sbagliato, potendo anche rovinare tutto il brano. Ma c’è un aneddoto divertente: la prima esibizione ci hanno chiamato e fatto salire sul palco ma prima di cantare hanno mandato la pubblicità. Mentre c’era la pausa, in teatro molte persone di Sanremo che mi conoscevano hanno iniziato a salutarmi e riconoscermi e a sostenere il loro cantante preferito, in questo caso Povia.

Non appena abbiamo iniziato poi a cantare tutto il palco dell’Ariston ha iniziato a battere le mani a tempo che mi ha dato una carica e una forza incredibile per arrivare al mio momento con ancora più grinta ed esplodere al meglio. E pensare che inizialmente non avrei voluto farlo, perché essendo un po’ prima donna, non avevo mai provato ad accompagnare soltanto un altro artista, ma alla fine tutti i dubbi sono svaniti ed ho avuto una gioia incredibile. Assolutamente quindi mi piacerebbe ritornare, non appena mi sentirò di poter dare il messaggio che voglio dare.

“L’anno scorso hai avuto modo di partecipare anche al programma All Together Now, nel muro dei 100 giudici e in passato sei stata giudice dell’Accademia di Sanremo. Da artista e da giudice quali sono secondo te le tre caratteristiche fondamentali per riuscire a farcela nella musica?”

Sicuramente un giudice una volta che ti ascolta, ha voglia di vederti e capire la tua personalità, quindi direi per prima cosa una grande personalità. Poi non può mancare un brivido che non scaturisce necessariamente da come canti, ma da quello che canti e come ti poni ed infine sicuramente la formazione del cantante che ti fa capire se sei pronto per fare il grande passo. Credo che un giudice queste cose le guardi di sicuro: ti rendi conto se un ragazzo è pronto ad essere portato ad uno step successivo o se è ancora acerbo e necessita di fare ancora un percorso per portarlo a raggiungere un obiettivo prefissato.

Oggigiorno si dà molto per scontato quella che un tempo era la vera ‘gavetta’ che ti formava e spronava a fare sempre meglio rimboccandosi le mani anche con fatica. Ora c’è la moda di buttarsi in un nuovo mondo, sperando di raggiungere un livello di fama importante, senza però avere una cognizione di causa ben precisa. Per carità, raggiungere la popolarità non fa schifo a nessuno, ma se questo è l’unico fine e obiettivo, rispetto al messaggio da regalare con la propria verità e con quello che si è realmente, secondo me si sbaglia.

Per recuperare tutte le interviste passate clicca qui. Appuntamento con la Hit Chart Top 20 ogni lunedì in diretta dalle 20 alle 22 su SPREAKER e sul nostro sito ufficiale.

Matteo Magazzù

Speaker e attore romano, ama la musica, il teatro, l'arte, il cinema, la televisione.

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