La scorsa settimana è stato un ritorno alle super puntatone della Hit Chart Top 20; cinque ospiti che ci hanno raccontato la loro arte e la loro musica.
Ultimo della numerosa lista è stato Leonardo Angelucci, artista a 360 gradi, che ci ha raccontato la sua passione per la musica, i nuovi progetti e il suo nuovo singolo “Henné”.
Ecco cosa ha raccontato ai nostri microfoni:
“Con il nuovo singolo “Henné” c’è una sorta di rinascita artistica legata allo Strastudio di Roma. Come è nato l’incontro con loro e cosa ti ha spinto ad affidarti a loro per la tua carriera?”
Si apre un nuovo capitolo della mia carriera artistica: dopo un EP e un album con un’etichetta indipendente di Ferrara (Alka Record Label) mi sono riavvicinato a casa, a Roma, a Centocelle dove ho trovato un produttore altrettanto valido, Giorgio Maria Condemi e Gianni Stroni, quest’ultimo ingegnere del suono di 4 brani che mi sono apprestato a registrare allo Strastudio di Roma.
Ho un’attitudine nuova anche dal punto di vista della produzione perché io e Giorgio siamo due chitarristi che proveniamo da un background rock; però diciamo, abbiamo fatto una commistione di generi anche un po’ con l’elettronica, con dei sintetizzatori analogici, delle drum machine, quindi è venuto fuori un prodotto abbastanza fruibile di rock ed elettronica, ascoltabile anche in radio perché di base il mio progetto solista è cantautorato rock.
“Nel nuovo singolo che a breve ascolteremo si parla molto di inquietudine interiore, che molti abbiamo e forse in questo periodo ancora di più… Ma come è nato il brano? E per te cosa significa la frase “Vivere è non pensare”?”
Il brano, innanzitutto è nato durante un’esperienza molto bella che ho fatto lo scorso anno, di formazione e di perfezionamento alla Scuola di Mogol ad Avigliano Umbro, dove ho conosciuto tantissimi colleghi cantautori veramente molto bravi e validi. E’ stata la cosa che più mi ha impreziosito e con uno di loro ho avuto il piacere, una sera, di fare una chiacchierata abbastanza emotiva ed empatica sull’inquietudine interiore, sui vari momenti alti e bassi della vita e quant’altro.
Quella sera fui ispirato, quasi come un colpo di fulmine e, tornando nella mia stanza dell’albergo, al pianoforte, ho composto le prime parole, le prime strofe e la musica. Successivamente, arrivando in studio, abbiamo prodotto la canzone, cercando anche di trovare un ritornello che avesse un po’ un happy ending, un finale positivo per il brano, e da qui l’ispirazione per inserire lo slogan “Vivere è non pensare”.
E’ una frase di Fernando Pessoa, autore che io stimo tantissimo, uno dei maggiori poeti e autore portoghese del ‘900, proprio perché tante volte è vero che il troppo pensare ti crea un sacco di problemi. Invece molte volte invidio chi riesce a vivere più in superficie, senza addentrarsi nella giungla dei pensieri e farsi scivolare le cose addosso.
“Hai aperto le date per molti artisti del panorama musicale in passato come Coez, Giorgio Canali e lo stesso Leo Pari, che è stato nostro ospite la scorsa settimana. Per chi altro ti piacerebbe aprire i concerti, quando sarà possibile? E con chi vorresti collaborare?”
Io sono aperto a qualsiasi tipo di collaborazione. Sono sempre stato un onnivoro eclettico musicista che ama barcamenarsi negli angoli più disparati della musica. Mi piacerebbe sicuramente collaborare e aprire un concerto degli Zen Circus, che è una band che stimo profondamente. Un featuring vero e proprio vorrei farlo con Caparezza perché lui ha fatto della sua capigliatura una bandiera, io ho fatto una canzone che si chiama “Capigliatura” e mi piacerebbe, che ne so, fare un remix , con Caparezza (ride).
“Hai partecipato a Musicultura, a 1M Next per il Primo Maggio, all’Arezzo Wave Lazio ed in passato vinto il premio Nuovo Imaie per la realizzazione di un tour italiano ed estero. Quante di queste realtà sono importanti per chi fa musica? E adesso che mancano terribilmente, come credi si potrà superare questo momento di spaesamento artistico?”
Quelli che hai citato sono assolutamente, secondo me, tra le più valide vetrine per chi sceglie di intraprendere l’ardua strada del cantautorato o comunque della musica indipendente originale. Molto meglio di vetrine che ti darebbero visibilità, ma che poi in un secondo ti lanciano in un baratro infinito di psicofarmaci, (ndr. i vari talent) . Secondo me, per un autore fare una di queste tappe come i grandi Festival che hanno una storia, un’importanza, e che hanno lanciato tanti artisti, è sicuramente una tappa obbligatoria. Non è un traguardo, perché molte volte anche quelli che non hanno mai vinto, sono riusciti ad emergere.
Mancano queste realtà si, come manca il rapporto con i live: io sono un chitarrista e avendo anche tanti altri progetti musicali, vivo del palco, della musica dal vivo e ora vivendo anche di musica dal punto di vista economico, non potendo andare in giro a fare i concerti, facendone prima 1-2 a settimana, è una bella sopravvivenza.
La cosa da sistemare il prima possibile è la dimensione live che, a quanto se ne dica, non mi sembra che ha creato problemi a livello di contagio e si sta facendo male ad un settore che non è tutelato in Italia. Che questa pandemia serva da leitmotiv per poter far cambiare qualcosa e considerare di più tutti i lavoratori dello spettacolo, tutti quelli che lavorano nella musica.
“Leonardo, hai pubblicato quest’anno anche un libro “Luna ovvero, nessuno”. E’ più difficile scrivere un romanzo rispetto ad una canzone?”
Sono un innamorato dell’arte a 360 gradi e già solo in ambito musicale sono anche un tecnico del suono, oltre che chitarrista e autore e, come hai detto tu, sono appassionato di altre arti collaterali, mi piace dipingere e ultimamente ho scoperto anche che questa passione per la scrittura di prosa, di romanzi. Durante il lockdown, stando a casa, non potendo viaggiare fisicamente ho preferito viaggiare con la mente. Il romanzo, uscito a Maggio, disponibile ovunque su tutte le piattaforme di acquisto on line, è un romanzo di avventura, fantascienza e ci sono tutte le mie passioni anche in ambito cinematografico.
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