Nell’ultima puntata della Hit Chart Top 20, è tornato a trovarci un grande amico, GG Sika, che ci ha presentato il suo nuovo singolo “Ammò” e il progetto da solista.
Dopo averlo conosciuto a Sanremo Giovani con i Mescalina, GG Sika ci ha raccontato anche dei suoi progetti futuri, dei prossimi singoli, della musica napoletana e della sua visione su Sanremo 2021.
Tutto quello che c’è da sapere è nell’intervista di GG Sika qui sotto:
“Siamo in compagnia di un amico della Hit Chart Top 20, ovvero GG Sika, per parlarci di “Ammò”, uscito il giorno di San Valentino, ma che non è la solita ballad romantica. Com’è nato questo brano?”
Ne avevamo piene le ‘ballad’ delle ballad romantiche! (sorride) Durante la quarantena ho pensato che volevo scrivere delle cose emotivamente segnanti ma che non avessero una melodia emotivamente segnante. Così è nato questo amore incondizionato per un tipo di reggaeton come quello di J Balvin, Bad Bunny, Farruko e Rosalìa, che fino a prima della quarantena avevo snobbato in base al mio background con il rock, pop partito con i Mescalina.
Durante la quarantena mi sono quindi appassionato alla musica napoletana e al reggaeton. Mi sono detto che volevo scrivere delle cose che fossero belle da sentire, senza portare un ulteriore peso sulla coscienza delle persone, soprattutto in questo periodo. Ho deciso di scrivere quindi delle canzoni che parlassero di contatto umano, che da un anno e passa ci è stato allontanato e chissà per quanto tempo. I testi sono nati in napoletano, l’ho proposto al mio produttore storico Mauro e così è nato “Ammò” insieme ad altri testi, almeno una trentina.
“Nel videoclip ufficiale ti vediamo anche per la prima volta ballare. E’ stato più difficile organizzare le riprese del videoclip in questo periodo o imparare la coreografia?”
Per fortuna ho un team molto prestante. In realtà io ho sempre ballato, ma mi vergognavo come un ladro e lo facevo solo di nascosto. Ho sempre ballato, amando profondamente Usher, Ne-Yo e tutto quel mondo R’n’B ma è rimasto sempre nascosto per un po’ di vergogna. Il giorno prima delle riprese, quando dovevo imparare la coreografia, mi è venuto uno strappo inguinale e quindi ho registrato tutto il videoclip con un dolore atroce, come se fosse una colica!
Sembra un sorriso quindi nel video, ma in realtà soffro come un cane, anche perché nel video si vede solo due volte, ma ho perso il conto di quante volte il regista scassacazzissimo Alessandro Freschi, che ringrazio comunque, me l’ha fatta ripetere dicendomi ‘No, sembri un gesso qui, rifacciamola!’. In quelle condizioni è stato sicuramente più difficile ballare, con il ghiaccio sintetico ogni 15 minuti, ma è andata bene alla fine.
“L’ultima volta che ci siamo incontrati era a Sanremo dell’anno scorso. Con questo brano tu eri tra i finalisti di Area Sanremo 2020, ma non è andata. Hai seguito il Festival quest’anno? Cosa ne pensi dei vincitori e dei vincitori a questo punto di Area Sanremo?”
Dei vincitori di Area Sanremo penso sempre la stessa cosa, ovvero chi ha ‘più polvere da sparo, spara’; il resto si arrangia con le mani. Senza peli sulla lingua dico che quest’anno Elena Faggi mi piaceva molto, ma l’hanno vestita come Arisa dopo lo sviluppo e concepito male la performance; mi ricordava un po’ il mood di Celeste Gaia quando andò con “Carlo” nel 2012. Una brava ragazza con uno sguardo però maliziosetto che mi faceva sentire sporco guardando la tv, quindi perfetta.
I ragazzi invece sinceramente non ho capito il perché, non ho compreso. Erano i Sonohra, un po’ più millenials ma mi mancava qualcosa. Nonostante non siano entrati in nessuna classifica non so perché li stiano spingendo così tanto. Avranno sicuramente un talento, ma a Sanremo non l’ho proprio capito. Tra i Big invece c’erano davvero tanti pezzi molto interessanti, stranamente, dato che solitamente si allunga il brodo con robe inenarrabile. Quest’anno invece erano secondo me quasi tutte belle, anche quella di Orietta Berti, che mi ha ricordato i bei Sanremo, quelli con Giorgia, Fausto Leali e così via.
Amadeus ha cercato di accontentare tutte le fasce di pubblico, invitando anche i nomi storici nelle varie serate, tra cui anche quella dei duetti, ma gli proporrei per l’anno prossimo di lasciare spazio ad una nuova conduzione, perché fino alle 2.30 di notte per sapere la classifica non si può fare; perché per curiosità io comunque rimanevo sveglio ma è stata un po’ una violenza. Sui Maneskin sono contento della loro vittoria, che è un po’ un segno di rottura con il passato, ma secondo me c’erano canzoni più forti.
Ermal Meta invece secondo me doveva arrivare decimo: non è possibile che ogni volta che partecipa arriva tra i primi tre. Aveva una canzone scritta benissimo, essendo lui un grande mestierante, e non gli si può dire nulla visto che scrive molto bene e con grande classe, però lasciasse spazio ad altri. Mi è sembrato un po’ senza emozione, come se andasse a fare ‘la sagra della salsiccia’, senza nemmeno un brivido.
“Quanto dobbiamo aspettare per l’uscita dell’album? Cosa ci puoi anticipare a riguardo? Quale sarà il mood?”
Nei prossimi mesi uscirà il prossimo singolo, ma ci vorrà un po’ di tempo, perché con questa emergenza di covid è tutto un po’ più complicato anche per organizzare. Posso anticipare che sarà un featuring con un massimo esponente della musica partenopea e neo melodica, che non è una parolaccia. Ultimamente Napoli è diventata il centro nevralgico della musica, tanto è vero che Sfera Ebbasta ha collaborato con Geolier, così come Anna Tatangelo in “Guapo”.
Mi è dispiaciuto che quest’anno a Sanremo, la canzone napoletana sia stata un po’ cassata e snobbata, proprio perché Napoli, come Milano, è l’unica zona italiana dove si muove la musica urban, trap, reggaeton, hip-hop e rap. In passato c’è stata sempre una presenza napoletana in gara, non capisco perché quest’anno c’è stato un po’ questo stigma nei confronti della canzone partenopea in gara. Molti artisti entrano subito in tendenza appena pubblicano un singolo, Davide Petrella è uno dei maggiori autori italiani che abbiamo e questa mancanza è stata un po’ un errore secondo me.
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