“L’ultima settimana di settembre”: film di forti decisioni, sentimenti e di piccola ironia di Gianni De Blasi

l'ultima settimana di settembre

L’11 Settembre al Cinema Adriano a Roma si è tenuta l’anteprima del film “L’ultima settimana di Settembre”, film d’apertura al Giffoni, tratto dal romanzo omonimo di Lorenzo Licalzi, per la regia di Gianni De Blasi, con Diego Abadantuono e Gianni Venditti, uscito il 12 Settembre in più di 260 sale cinematografiche italiane e che ha debuttato al 7° posto della classifica settimanale.

“L’ultima settimana di Settembre” racconta la storia di Pietro Rinaldi, un vecchio scrittore, rimasto vedovo da tempo e stanco dalla vita. Vuole mettere fine alla sua esistenza, ma un bruttissimo imprevisto, lo mette ad una nuova scelta di vita: doversi prendere cura del nipote Mattia, quasi sconosciuto, dopo la tragica morte della figlia e del genero.

Inizia così il film; un film drammatico, pieno di forti sentimenti e forti decisioni, come dice lo stesso Diego Abatantuono nell’incontro ìtenutosi dopo la proiezione. “Ho cercato di cavalcare il giusto equilibrio, anche con l’ironia”, che non è mancata, ma che non ha ricoperto assolutamente la drammaticità del film.

Battute secche, montaggi lenti, videocamera fissa e massima espressività corporea, accompagnano lo spettatore per tutto il lungometraggio e, soprattutto, nel cambio caratteriale e umorale dei personaggi.

Ho voluto espressamente riportare la messa in scena con gli attori che supportano l’inquadratura” così commenta il regista Gianni De Blasi, le sue scelte stilistiche che sono estremamente funzionali e danno quel valore aggiunto alla recitazione, spesso improvvisata.

Pietro e Mattia non sono altro che l’uno il riflesso dell’altro: entrambi provano a conoscere di più se stessi facendo chi un passo avanti, (Mattia) e chi uno indietro (Pietro) attraversando il dolore in maniera solida, libera e senza falsi moralismi.

Un racconto sull’“ironia della sorte” che investe tutti gli esseri umani e che, sicuramente dopo la visione, farà uscire lo spettatore molto più felice rispetto allo stato d’animo iniziale in cui il film lo proietta.

“Andate tutti affanculo” direbbe il vecchio Rinaldi, titolo omonimo di uno dei suoi ultimi libri, voi invece andate tutti al cinema.

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